mercoledì 28 ottobre 2009

Ho letto un’intervista a una nota famiglia di circensi. Riflettori puntati sulla vita degli artisti, cioè su coloro che vivono il circo e lo animano con i loro numeri. Innanzitutto dobbiamo sottolineare il vero comun denominatore delle famiglie circensi. Dare ai figli nomi a cazzo. Da Oler Togni, passando per Moira Orfei e suo marito Walter Nones, e ancora Darix e Wioris De Rocchi o Aristide, Nandino e Orfeo. Insomma, tutti dei gran bei nomi del cazzo. Tornando all’intervista, il direttore esordisce dicendo che il suo circo è una grande attività che coinvolge centinaia di persone in diversi settori: dall’amministrazione, alla pubblicità a chi pulisce la merda degli elefanti.
Oggi infatti con il circo si spostano circa 110 persone, di cui 60 sono clown, donne barbute o nani deformi dall’agilità sorprendente; 69 sono gli animali tra cammelli, tigri, mufloni, cavalli, pterodattili, elefanti e criceti; 1 è un senegalese laureato in ingegneria che deve pulire la merda degli elefanti.
L’intervista prosegue poi con l’intervento di Curzia De Angelis, trapezista figlia di un capocirco berlinese. Racconta della sua vita fra tendoni e caravan. È sposata con un napuli, trapezista anche lui; hanno due bambine, Anastasia e Genoveffa. Fra mille avventure molto interessanti ci spiega che nessun circense mette mano ai soldi. Mai. I conti economici della comunità stanno tutti in mano al capocirco, che si occupa di elargire eventuali donazioni a chi cazzo gli pare. Ad esempio, se a Sauro il domatore di aragoste interessa una tuta della Lotto, allora deve andare dal capocirco a chiedere i soldi. Se questi ritiene effettivamente necessario l’acquisto della tuta della Lotto, allora darà a Sauro l’importo necessario. Se, al contrario, il capocirco s’è svegliato col piede sbagliato o ritiene la tuta della Lotto non in conformità con l’immagine esteriore del circo e dei suoi componenti, allora Sauro non potrà far altro che attaccarsi al cazzo.
Arriva poi il turno dell'intervista a Patata, una simpatica scimmietta in Tshirt e cappellino a strisce. A gesti fa capire che il capocirco è un bastardo sfruttatore, ma che si è già iscritta i sindacati delle scimmiette per far valere le proprie ragioni. Da allora il capocirco s’è dato una regolata. Dal suo muso si comprende anche che s’è rotta ben bene i coglioni di donare emozioni che tengono grandi e piccini con il fiato sospeso, ma c’è crisi e allora va bene così. Anche perché con la terza media, per giunta presa dal maestro del circo, dove cazzo vai al giorno d’oggi? Insomma, dall’intervista capisco che la vita da circo va fatta per passione, questa è la parola d'ordine che è stata usata da tutti gli artisti, compresa la donna barbuta e dal funambolo Citrigno. L’intervento si conclude con una piccola quanto preziosa anticipazione del capocirco. A dicembre contano di far entrare nello staff anche Aleandro Baldi, per fargli fare un numero sul trapezio sulle note di “Non amarmi”.
Certo sappiamo che nella vita del circo non mancano i lati negativi: gli spostamenti col maltempo, la puzza di merda, il fango quando si deve montare l'immensa struttura. Ma in fondo nessuno di loro penso cambierebbe mai la propria vita con quella che noi definiamo normale. Cazzacci loro, Zio Fa.

1 commento:

Dott. Citrigno ha detto...

sono anni che non vado al circo..anche se oggi mi sembra un po' tutto un circo,una immensa farsa...nel sensop che mi sento spesso come il trapezista cicctrigno...
col cazzo a mezz'asta e sotto il vuoto....

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