I mostraculi. I mostraculi, come li intendiamo oggi, sono la forma di comunicazione artistica più fruibile che ci sia per via del supporto - i culi, appunto - solitamente alla portata di tutti . Tale tecnica artistica, nata in Messico alla fine degli anni Sessanta, nel nostro paese ha avuto il suo apice negli anni Ottanta, grazie al supporto di interpretazioni cinematografiche di grandi artisti quali Jerry Calà, Massimo Boldi e soprattutto Alvaro Vitali. Sin dall’origine la tecnica del mostraculo ha dato voce al disagio metropolitano, assurgendo a simbolo di evasione dal mondo periferico in cui il malessere era confinato, imprimendo un forte segnale identificativo dell’autore.
Il dibattito da sempre gira attorno alla fatidica domanda: il mostraculo è da considerarsi espressione artistica o atto di maleducazione associata a una certa devianza sessuale? Ovviamente l’argomento è molto complesso e variegato. Soprattutto perché esistono molteplici varietà di culi. Pelosi, rinsecchiti, cicciotti, irsuti, cellulitosi, canuti e chi più ne ha più ne metta. Se da un lato si assiste, in taluni casi, a manifestazioni degradanti e anche offensive (il classico mostraculo dal finestrino della macchina in corsa, ad esempio), d’altro canto a volte ci si trova davanti ad autentiche ricerche stilistiche accompagnate da una consapevolezza del messaggio che ne determinano un’opera d’arte.
Il lato affascinante, in questi casi, consiste nel percepire una forma d’arte che non conosce mediatori e che arriva dritta allo spettatore senza alcuna finalità commerciabile e dunque libera dalle leggi di mercato.
I significati dei gesti cambiano con il mutamento delle condizioni socio-culturali, questo lo sappiamo, ma e se il mostraculo non comunica più una trasgressione come al principio della sua storia , forse la sua nuova funzione mira ad elevarsi a surrogato della notorietà tramite la pubblicazione delle proprie opere d’arte in rete, su blog e siti specifici. Insomma, un vero e proprio logo di riconoscimento che consente di emergere dallo squallido anonimato delle periferie metropolitane.
Forse non tutti sanno che Calippo Filaro, principe del mostraculo degli anni Novanta ed ora purtroppo morto di sifilide, eseguì almeno tre opere d’arte in quel di Torino. Fra queste ne ricordiamo una nel parcheggio di Torino Esposizioni e l’altra alla fermata del 17 sbarrato di Corso Sebastopoli. Entrambe le opere furono subito condannate dall’amministrazione comunale, per poi esser valorizzate massimamente, come spesso capita, dopo la morte dell’autore. Lo stesso artista, la cui opera è stata evidentemente incompresa (almeno in Italia), era solito dire ai suoi amici: “L’arte non deve essere un gesto elitario riservato all’apprezzamento di pochi eletti. L’arte deve essere per tutti. Per questo sono disposto a fare il mostraculo dovunque, a costo di beccarmi una querela verbale e a costo di finire a forum con Bruno Sacchi magro”.
Il concetto è tuttora validissimo, basta trovare dei culi disposti a manifestare contro il bigotto stato attuale dell’arte.
9 commenti:
sei proprio un bel piciu!
grande MrMaranzano. Voglio l'autografo
è degradante vedere tutti sti sederi al vento
Ahaha.. Calippo Filaro..mi sto commuovendo ...Maranzano guarda che a me pare che ne abbia anche autografato uno verso il nord..tipo Norvegia o simili..era l oramai la fine della sua carriera quando risentiva già dei primi sintomi di sifilide...mi ricordo infatti che impassibile stava nudo sulla spiaggia oramai a respirare gli ultimi attimi di vita libera...
è chi cazzo è calippo flaro?
non l'ho mai sentito anche se di mostrculi sono intenditore
anche a me par di ricordare che ci sia qualche opera d'arte al nord. sui mostraculi non si può sbagliare, la firma è quella!
grande! mi è venuta voglia di fare un mostraculo qui in ufficio
...vita libera?!?!?!?!?!:::::::::
maranzano suck
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